Un Mulo di nome Cioccolata – Seconda Parte

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DSCN2311La timida moglie della nostra guida Jose ci accoglie con un dolce sorriso, porgendoci, in segno di benvenuto, una bianca forma di formaggio, appena preparata con il latte delle sue vacche. La casetta è fiabesca e trasmette un senso di pace, grazie anche al lento scorrere del fiume, ad un paio di metri dalla veranda. Linda ci racconta che era normale in passato attraversare il fiume, e quindi il confine, per cenare tra amici; ora non si può, perché se la polizia di frontiera vede qualche imbarcazione che si avventura di notte sulle calme acque del Rio Grande, spara sui naviganti per “combattere l’immigrazione clandestina”. DSCN2310

Jose attende che tutti vadano nelle proprie stanze per poi chiamare me e la mia amica. A lume di candela ci mostra il suo tesoro: apre una scatoletta di legno intarsiata ed inizia ad estrarre delle piccole lame. Sono le punte delle lance usate per la caccia dai nativi d’America, ritrovate nei dintorni. Non so perché avesse voluto condividere la cosa per lui più preziosa, ma è straordinario pensare quanto agli esseri umani talvolta non serva comunicare verbalmente per trasmettere emozioni e soprattutto per comprendere la genuinità di un individuo.

Dopo un profondo riposo, all’alba intraprendiamo la giornata più intensa per raggiungere il paesino di San Carlos. Il Deserto del Chihuahua non è sabbioso come quello africano, ricorda un fondale marino, con la principale differenza che le piante hanno delle spine spesse e lunghe che possono causare profonde ferite se i cavalli passano troppo vicino ad esse. Al tramonto, con la luna piena che fa capolino tra le mesas all’orizzonte, raggiungiamo l’agognata meta alla vigilia di “Tutti i Santi”. Sorprendentemente il lungo viaggio sotto il sole evanescente non mi ha affaticata, il lento avanzare di Cioccolata quasi mi dondolava, concedendomi di rilassarmi e cullarmi tra i miei pensieri. Durante il percorso il silenzio aveva dominato, non perché vi fossero tensioni od antipatie, ma perché la vastità del deserto ti fa sentire quasi inesistente, nonostante la presenza dei compagni di viaggio. Alle porte di San Carlos, nel mezzo del nulla, ci accoglie Gloria, che ha trasformato la casa dell’ex marito in B&B, a mio parere il meno frequentato nella storia alberghiera del Messico. La padrona di casa ha gli occhi spiritati ed è un ibrido tra un cartone animato ed una cartomante, ci sfama con deliziosi burritos intrattenendoci con racconti inverosimili. Interrotto il noioso monologo un po’ bruscamente, iniziamo ad esplorare la cittadina.

DSCN2345San Carlos si erge ai piedi di un altopiano nel quale è incastonato un ruscelletto dall’acqua cristallina; alla sommità vi è una miniera di argento abbandonata che l’aveva resa molto ricca e vivace nel recente passato. In ogni strada vi sono addobbi per la celebrazione del giorno dei morti. Uomini sulla cinquantina sono accompagnati dalle giovani mogli minorenni (spesso del secondo o terzo matrimonio), le famose quinseañera (quindicenni). Spesso tradite e maltrattate, le donne devono essere ben curate e servizievoli e quando l’effimera bellezza svanisce, un’altra ragazzina avrà festeggiato la sua condanna dei quindici anni.

Continuando a vagare per il paesino, ci ritroviamo in una piccola piazza abbellita da una chiesetta sullo sfondo. Entrati nel buio luogo di preghiera, ci avviciniamo ai candelabri, unica fonte di luce, ed una frase di San Carlo Borromeo conquista il mio cuore: “per illuminare gli altri, la candela deve consumarsi”…non possiamo essere di esempio e supporto senza sacrifici e senza impegnarci con costanza, dedizione e determinazione, ma soprattutto dobbiamo essere generosi.

Sul retro della chiesetta, si estende un vasto cimitero dove alcune donne piangono, sbraitano o litigano sulla tomba del marito come se in quel momento il suo corpo e la sua anima fossero resuscitati. Alcune imbandiscono una piccola tavola, altre agghindano la tomba con ghirlande sgargianti…religione e superstizione si intersecano in un intricato dedalo, rasentando talvolta il grottesco.

Ed ecco che la nostra passeggiata si conclude nel centro dei festeggiamenti: “la guerra dei galli”. Mentre i roosters, dal valore di almeno 1000 dollari l’uno, a due alla volta si battono fino alla morte su un ring protetto da un’alta gabbia, si moltiplicano le scommesse clandestine in presenza della polizia e dei bambini. La cittadina, così come la contea, sono considerate molto povere eppure gli uomini indossano stivaletti e cinture di pitone scommettendo 500 dollari ad incontro. Linda ci spiega che ci troviamo su una delle principali arterie del contrabbando della cocaina con gli Stati Uniti e che solo la settimana precedente, 3 spacciatori erano stati ritrovati impiccati ad uno dei ponti che avevamo attraversato quella stessa mattina…Festina Lente


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